Italiani famosi in Cina a parte Totti e Marco Polo

Pubblicato il 11 dicembre 2025 alle ore 17:29

Lorenza Marini

Il mio legame con la Cina nacque per caso, da un suggerimento di mio padre: “Studia cinese, come Marco Polo! Ti servirà quando la Cina ci conquisterà”. Una battuta che si trasformò in destino, aprendo un percorso di esplorazione culturale che oggi mi porta a raccontare gli italiani più celebri in Cina.

 

Gli italiani famosi

oggi in Cina

 

Francesco Totti: l’ex capitano della Roma è amatissimo in Cina, dove il calcio italiano gode di un seguito enorme. La sua immagine di “bandiera” fedele alla squadra lo rende simbolo di lealtà e passione, valori molto apprezzati dal pubblico cinese


Monica Bellucci: icona di eleganza mediterranea, è percepita in Cina come incarnazione della bellezza senza tempo. I suoi film hanno avuto grande diffusione e la sua figura è associata al glamour internazionale.


Silvio Berlusconi: noto non solo come politico ma come imprenditore televisivo e presidente del Milan, ha contribuito a rendere il calcio italiano popolare in Cina. Il suo nome resta legato all’epoca d’oro del Milan, amatissimo dai tifosi


• Altri italiani celebri includono Andrea Bocelli, la cui voce ha conquistato il pubblico cinese e Valentino Rossi, icona sportiva di MotoGP 

 

Gli italiani del passato

 

Marco Polo (1254–1324): partì a 17 anni con il padre e lo zio, arrivò alla corte di Kublai Khan e rimase in Cina per circa 17 anni. Fu emissario imperiale e descrisse città come Hangzhou e Pechino. Curiosità: chiamava la Cina “Catai” e introdusse in Europa notizie su carta moneta, carbone e spezie


Matteo Ricci (1552–1610): DI CUI PARLO DOPO NEL DETTAGLIO gesuita, matematico e cartografo. Fu il primo occidentale ammesso nella Città Proibita. Creò la celebre mappa del mondo in cinese (Kunyu Wanguo Quantu, 1602) e introdusse concetti di astronomia e geometria. Curiosità: adottò abiti da letterato confuciano per guadagnarsi la fiducia dei mandarini 

 

Altri italiani famosi  in Cina

 

Giovanni da Montecorvino (1247–1328) – primo arcivescovo cattolico di Pechino, fondò chiese e tradusse testi religiosi in cinese.


Michele Ruggieri (1543–1607) – gesuita, collaborò con Ricci e fu tra i primi a studiare sistematicamente la lingua cinese.


Prospero Intorcetta (1625–1696) – tradusse in latino i testi di Confucio, diffondendo la filosofia cinese in Europa.


Giuseppe Castiglione (1688–1766) – pittore gesuita alla corte Qing, noto come “Lang Shining”. Unì prospettiva europea e tradizione cinese, diventando artista imperiale.

 

Luigi Panzi (1642–1709) – gesuita e architetto, contribuì alla costruzione di chiese e palazzi in stile barocco a Macao e Pechino.


Celso Costantini (1876–1958) – delegato apostolico, promosse il dialogo tra cattolicesimo e cultura cinese nel XX secolo.



Matteo Ricci il mio preferito 

ponte vivente tra mondi

 

Ricci mi ha sempre affascinato perché dimostra che la lingua è un laboratorio etico: quando parlo cinese, non traduco solo parole, traduco fiducia.

 

Il suo genio non fu solo teologico, ma comunicativo, scientifico, cartografico, persino estetico. In lui, il missionario si fece letterato, il matematico diplomatico, l’italiano cittadino di un impero straniero.

 

Nato a Macerata il 6 ottobre 1552, entrò nella Compagnia di Gesù nel 1571 dopo studi al Collegio Romano, con solide basi in matematica, astronomia, cosmologia e teologia.

Giunse a Macao nel 1582, iniziando subito lo studio sistematico del cinese e delle consuetudini locali, che padroneggiò fino alla calligrafia classica.

Morì a Pechino l’11 maggio 1610; è sepolto al cimitero di Zhalan. Nel 2022 è stato dichiarato “Venerabile” dalla Santa Sede, riconoscendone le virtù eroiche.

 Acculturazione intelligente

Rinunciò all’abito monastico per vestire come un letterato confuciano, scegliendo il linguaggio e l’etichetta delle élite mandarinali per guadagnare fiducia e legittimità.


Scienza come lingua franca

Presentò agli studiosi orologi europei, strumenti astronomici, prismi, dipinti, libri illustrati e disegni architettonici: “oggetti-argomenti” che aprivano conversazioni e rispetto reciproco.

L’uso della matematica e dell’astronomia

non fu “esibizionismo”: era un codice di credibilità per interlocutori che legavano virtù e sapere.

Quindi un genio a mio avviso,

ha saputo entrare nell’altro mondo rispettandone

grammatica, simboli e meriti, prima di proporre i propri. 

Fondò quattro residenze gesuite in Cina e costruì

una rete di amicizie con funzionari e letterati,

rendendo stabile la presenza intellettuale europea.

 

RICCI INTRODUSSE IL MAPPAMONDO IN CINA 

 

Prima di Ricci la Cina aveva mappe dettagliate del proprio territorio, ma il mondo era rappresentato in modo simbolico e sinocentrico, senza un vero “mappamondo”.


1602 – Mappa di Ricci (Kunyu Wanguo Quantu)

prima grande carta del mondo in cinese,

con continenti e oceani realistici.

Mostrava Europa, Africa e Americhe,

mai viste prima dai letterati cinesi.


Pur introducendo proporzioni moderne,

Ricci collocò la Cina al centro per rispetto culturale.


Rivoluzionò la visione cinese del mondo, aprendo la strada a un dialogo globale e alla prima “globalizzazione culturale”.


Testi in cinese

 

Ricci scrisse opere in lingua locale, tra cui trattati morali e religiosi pensati per

dialogare con la filosofia confuciana,

integrando argomentazione razionale e fede.

È considerato tra i primi sinologi europei

 il suo approccio ha inaugurato un metodo basato su

lingua, testi e rispetto delle tradizioni,

anziché imposizioni dall’esterno.

 

Anch'io nel mio piccolissimissimo

vorrei aprire porte che non hanno chiavi:

con rispetto, curiosità e misura

perché tra Italia e Cina il ponte non è una struttura,

è un gesto ripetuto ogni giorno!!!

 

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