di LORENZA MARINI
Interprete di cinese, TourLeader, Insegnante , Blogger
La Cina ha avviato la costruzione in Tibet della più grande centrale idroelettrica del mondo, situata lungo il fiume Yarlung Tsangpo, fiume sacro che i tibetani chiamano “l’acqua che nutre i cieli”. Questo ambizioso progetto inaugurato dal primo ministro cinese Li Qiang il 19 luglio ha sollevato preoccupazioni non solo per il suo impatto ambientale, ma anche per le ripercussioni geopolitiche che potrebbe avere, specialmente nei rapporti con l'India.
Nell'articolo parlerò anche di sciogliomento dei ghiacciai in Tibet.. altra tematica che non possiamo ignorare.
Dettagli del Progetto
Il progetto, approvato diversi anni fa, ha ricevuto un investimento di circa 150 miliardi di euro e prevede una potenza installata di 70 gigawatt (GW), oltre il doppio della capacità totale di tutte le centrali idroelettriche italiane. La centrale produrrà circa 300 miliardi di kilowattora (kWh) di energia all'anno, un incremento significativo rispetto a qualsiasi altra struttura esistente attualmente in funzione.
Rispetto alla famosa diga delle Tre Gole sul Fiume Azzurro, che si trova in Cina e che era già la più grande al mondo, il progetto Yarlung Tsangpo rappresenta una potenza tripla. La diga prenderà forma in un'area dove il fiume scende bruscamente da 4.700 metri a circa 2.700 metri nell'arco di meno di 50 chilometri.
Implicazioni Ambientali e Geopolitiche
Le preoccupazioni ambientali sono state espresse in merito all'impatto della diga sulla flora e fauna locale, con timori che il cambiamento nel flusso del fiume possa compromettere l'ecosistema. Gli esperti avvertono che la costruzione della diga potrebbe causare il decremento delle popolazioni ittiche e influire sui sedimenti vitali per la fertilità dei terreni lungo il corso del fiume.
Ma soprattutto lo Yarlung Tsangpo alimenta pascoli dove gli yak - bue tibetano simbolo di resilienza - brucano licheni resistendo a -40°C a 5000 metri di altitudine. Non è solo per la sua folta pelliccia,lo yak ha cuore e polmoni potenziati, con costole in più per far spazio a organi adattati all’aria rarefatta e il suo sangue, ricco di globuli rossi, cattura ogni molecola di ossigeno. È una meraviglia dell’evoluzione.
Anche le autorità indiane hanno espresso preoccupazione perché il fiume Yarlung Tsangpo, noto come Brahmaputra in India, è vitale per l'agricoltura indiana e attraversa stati come Arunachal Pradesh e Assam. Ovviamente la Cina afferma di garantire che il flusso del fiume a valle non sarà compromesso ma l’incertezza rimane alta.
Infrastrutture e Innovazioni Tecnologiche
Cinque centrali idroelettriche a cascata verranno realizzate nell'ambito del progetto, richiedendo significative operazioni di ingegneria civile, tra cui la deviazione dell'acqua attraverso tunnel e la modifica delle anse del fiume. La China Yajiang Group, appositamente costituita per gestire i lavori, dovrà affrontare la sfida di trasportare materiali pesanti in un'area remota, il che aggiunge un ulteriore livello di complessità al progetto.
Considerazioni sulla Neutralità Carbonica
Il governo cinese ha dichiarato che questo progetto è cruciale per il raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni di carbonio fissati per il 2030 e per la “neutralità carbonica” entro il 2060. La Cina sta puntando sull'energia idroelettrica come parte della sua strategia per ridurre la dipendenza dai combustibili fossili e per promuovere un futuro più sostenibile.
Dalle Spade alle Dighe
Ne parlo con un mio amico da poco rientrato da un viaggio in Tibet e questo crediamo sia un altro tassello di una strategia cinese avviata nel 1950 con l’invasione militare del Tibet, presentata come “liberazione” ma trasformata in un controllo capillare. La Cina, oggi, usa infrastrutture come questa diga per consolidare la sua presenza.
Negli anni ’50, la repressione fu violenta: monasteri distrutti, lingue proibite, il Dalai Lama esiliato. Oggi, il metodo è più sottile. Ferrovie come la Qinghai-Tibet (che attraversa montagne sacre, dimore di divinità nyen) e città-dormitorio per lavoratori han alterano il tessuto demografico. La diga completa questo disegno: deviare un fiume sacro, fonte di miti e agricoltura millenaria, significa cancellare un legame spirituale. Per i tibetani, l’acqua non è solo risorsa, ma veicolo di preghiere. Per non citare i monasteri distrutti per costruire questo Nuovo Tibet che se da una parte "aiuta" a crescere la provincia più povera della Cina dall'altro...
CLIMA E SCIOGLIMENTO DEI GHIACCI
Il Tibet, tetto fragile del mondo e “Terzo Polo” con i suoi 46.000 km² di ghiacciai, sta vivendo una metamorfosi silenziosa e drammatica. Dal 1950, il 15% delle sue distese glaciali è svanito, portando con sé 8.000 ghiacciai cancellati dalle mappe dal 1980, mentre le temperature salgono a un ritmo triplo rispetto alla media globale, con +1.5°C registrati e un’atroce proiezione di +4-6°C entro il 2100. Questi giganti di ghiaccio, che per millenni hanno nutrito i fiumi sacri dell’Asia—Yangtze, Mekong, Indo, Brahmaputra—oggi si ritirano lasciando fiumi in agonia: il Brahmaputra ha perso il 20% della portata estiva, il Mekong è strozzato da 28 dighe cinesi e laghi come il Selin Co, cresciuto del 40% in 30 anni, minacciano esondazioni per un milione di persone. Sulle montagne, il permafrost si sbriciola, rilasciando metano e creando voragini lungo le ferrovie costruite dal governo cinese, mentre gli ecosistemi tremano: il leopardo delle nevi perde il 30% del suo habitat, le antilopi tibetane migrano in anticipo, e 500.000 nomadi sono stati costretti a rinunciare alla vita errante, intrappolati in insediamenti di cemento.
Entro breve 1,2 milioni di tibetani diventeranno migranti climatici e se anche il mondo limitasse il riscaldamento a +2°C, un terzo dei ghiacciai himalayani scomparirebbe comunque.
Il Tibet, contribuendo appena allo 0.1% delle emissioni globali, diventa così il termometro del pianeta: se il suo respiro glaciale si spegne, a collassare non sarà solo una cultura, ma l’equilibrio idrico di metà umanità.
La Cina considera il Tetto del Mondo
una vera e propria 'casa del tesoro'.
Non è solo una questione di acqua, il Tibet è ricco anche di oro e rame in abbondanza e giacimenti di petrolio ancora inesplorati. Nel sottosuolo tibetano sono stati identificati circa 126 minerali diversi.
Si parla di giacimenti enormi di litio, fondamentale per le batterie delle auto elettriche e per la transizione energetica globale. Hanno scoperto riserve per quasi un milione di tonnellate solo in una contea. E poi uranio, si dice che qui ci siano tra le maggiori riserve al mondo e ancora zinco, piombo, boro e terre rare, elementi cruciali per tutta l'industria tecnologica e militare.
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